
Quanto riportato oggi dalla stampa sull’inquinamento del territorio circostante la centrale elettrica di Monfalcone è a dir poco scandaloso. Ora il Comune di Monfalcone e quelli limitrofi devono istituire subito una commissione di inchiesta per trovare i colpevoli di questa gravissima omissione.
Non si può accettare che uno studio di questa portata venga dimenticato in un cassetto per ben 12 anni. In un primo momento abbiamo pensato che le goffe prese di distanza e le ammissioni di non conoscenza dei fatti da parte di alcuni politici fossero strettamente collegate alle ipotesi – più che fondate – di inadeguatezza della classe politica dell’epoca. Ora invece, dopo aver scoperto che in quegli anni nel Monfalconese la maggioranza di allora faceva circolare un volantino con gli stessi dati dello studio di “bioaccumulo lichenico” commissionato dall’Enel, diventa molto forte il sospetto che l’esclusione dall’Aia di questi risultati fosse, colpevolmente, voluto.
Ancora una volta c’è chi scherza sulla pelle delle persone. Qui stiamo parlando di inquinamento provocato da metalli pesanti e altamente pericolosi. Il sindaco di Monfalcone, primo tutore della salute dei cittadini, non può certo rimanere indifferente davanti a uno scandalo di simile portata. A questo punto – se i dati saranno confermati – bisogna rivedere l’Aia e la Via della centrale e attivarsi subito per arginare questo disastro ambientale. In Regione metteremo in atto tutte le azioni possibili per dare un volto ai responsabili di questa nefandezza.
[…] By Ilaria Dal Zovo […]
Salve Ilaria, l’articolo segnala una problematica molto importante per la collettività e troppo sottostimata, merita dunque essere approfondita in modo scientifico. Non so a quale quotidiano in particolare il presente articolo faccia riferimento ma sarebbe molto utile riportare una bibliografia delle fonti anche per far capire come tratta l’argomento la c.d. “stampa di Palazzo” tutt’altro che in modo indipendente. Invito dunque a sostenere le notizie su fonti certe e su indagini investigative. Ho approfondito la notizia su Il Piccolo che invece sostiene che l’inquinamento da diossina nei pressi della centrale di Monfalcone sia nei limiti della legge italiana, tuttavia questa è meno restrittiva di quella stabilita dalla dir. UE. Ma allora che c’entra la diossina con una centrale termoelettrica? Non bruceranno mica rifiuti? O forse sì perchè adesso i rifiuti si chiamano CSS. Una vera genialata la norma che cambia il nome ma nn la sostanza della materia in aggiunta all’ammissione dell’autorità pubblica friulana -preposta a tutelare la salute dei propri contribuenti- della mancanza di un monitoraggio adeguato. Conclusione: aspettiamo (seduti?) che predispongano una stazione di monitoraggio da parte dell’ARPA. La stazione ci sarebbe perchè ne hanno una inutilizzata…Buona domenica.