Commercio, Il MoVimento 5 Stelle Fvg ribadisce il suo “Domenica No Grazie”

«Il Pd a livello nazionale deve tener conto delle istanze avanzate dalla Regione guidata dalla presidente Serracchiani»

Il MoVimento 5 Stelle Fvg ribadisce il suo “Domenica No Grazie”. Domani alla Camera è in programma, infatti, la discussione della proposta di legge avanzata contro la liberalizzazione del commercio. Dopo i voti alle camere approvati all’unanimità lo scorso 24 settembre dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, il MoVimento 5 Stelle attende con ansia l’esito della discussione della proposta di legge sulla revisione della liberalizzazione del commercio, che avverrà domani mattina alla Camera dei Deputati.

Il MoVimento ha già espresso più volte i motivi per cui ritiene giusto che debbano essere le singole Regioni a ottenere di nuovo la potestà legislativa su questa materia così come le è stata attribuita dalla Costituzione. Nel 2011, il governo Monti con un articolo del Decreto Salva Italia, ha di fatto privato gli enti locali di qualsiasi decisione in materia di orari e giornate d’apertura, dando così la possibilità ai commercianti – soprattutto alla grande distribuzione – di restare aperti 7 giorni su 7, anche 24 ore al giorno. Le piccole e medie imprese commerciali hanno sofferto tantissimo questa concorrenza spietata da parte dei grandi centri e sono state molte le aziende che hanno abbassato le saracinesche, provocando una progressiva desertificazione dei nostri centri storici.

I dati sono eloquenti, migliaia i posti di lavoro persi, ma sarebbero stati molti di più se nello stesso periodo non avessimo visto il proliferare di nuovi centri dedicati al gioco d’azzardo, alle slot machine, ai “compro oro” e ai centri massaggi. Settori questi che non hanno risentito della crisi economica, ma che in qualche modo acuiscono la crisi sociale del nostro Paese.

Come MoVimento 5 Stelle riteniamo che il Pd a livello nazionale non possa non tener conto delle istanze avanzate dalla Regione della presidente Serracchiani, esponente di spicco del Partito democratico, che da Roma ha ottenuto risultati da lei giudicati importanti (la Terza Corsia ad esempio). M5S confida che Serracchiani saprà farsi valere anche su un tema così importante, che vede coinvolte il 23% delle società attive del nostro territorio.

A Roma, durante i lavori della X commissione Attività produttive, finora hanno prevalso gli egoismi dei partiti. La proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle è stata completamente modificata in favore di un testo che non risolve in alcun modo i problemi, non prevedendo l’abrogazione dell’art. 31 sopra richiamato, che vorrebbe dare la facoltà ai sindaci di poter decidere in merito. A parte che questo non è tecnicamente possibile se non si arriva all’abrogazione tanto auspicata, secondo il MoVimento 5 Stelle non si risolverebbero i problemi attuali. Sono molti, infatti, i sindaci le cui casse son rimpinguate esclusivamente dalla presenza sul proprio territorio di centri commerciali e difficilmente potranno o vorranno opporsi all’apertura indiscriminata dei negozi.

Il MoVimento 5 Stelle confida, pertanto, che in aula si possa trovare il giusto equilibrio tra le forze politiche per dare voce sia alle istanze dei Consigli regionali che di recente si sono espressi in materia, sia ai ricorsi di incostituzionalità avanzati nel corso del 2012 proprio avverso l’art. 31 dalle Regioni Piemonte, Veneto, Sicilia, Lazio, Lombardia, Sardegna, Toscana e dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ma soprattutto ai 150 mila cittadini che si sono recati a firmare in tutta Italia la sottoscrizione di una legge di iniziativa popolare denominata “Liberaladomenica”, proposta dalla Confesercenti, sostenuta dai Comitati Anti Liberalizzazione Selvaggia, dalla Conferenza Episcopale Italiana, dai comitati Domenica No Grazie, nonché dalla Regione Emilia Romagna, che di fatto è la nona Regione a richiedere un intervento legislativo.

La legge di iniziativa popolare si compone di un unico semplice articolo:

ART. 1.
1. La lettera d-bis) del comma 1 dell’articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, come modificata dall’articolo 31, comma 1, del decreto- legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, è abrogata