LA FERRIERA DI SERVOLA CONTINUA A INQUINARE E LA POLITICA REGIONALE NON VUOLE NEANCHE FISSARE LE DATE PER DISCUTERE DELL’ARGOMENTO

«Sono trascorsi più di 5 mesi e la quarta commissione del Consiglio regionale che, tra le varie competenze, si occupa anche di tutela dell’ambiente, non ha ancora trovato il tempo di occuparsi della petizione intitolata “Fermiamo l’inquinamento per la nostra salute e la nostra vita” sulla grave situazione della Ferriera di Servola. La petizione, promossa dal Circolo Miani, è stata depositata, infatti, l’11 maggio scorso, ma l’argomento non è stato ancora calendarizzato. L’inquinamento invece continua senza sosta». La denuncia è del portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«Questa mattina con un lettera inviata al presidente della Commissione Vittorino Boem e sottoscritta da tutte le forze di opposizione abbiamo chiesto che quanto prima vengano fissate le date per l’illustrazione della petizione e per le audizioni dei portatori di interesse come No Smog, Legambiente, Wwf e Fare Ambiente. Abbiamo chiesto anche la presenza della presidente Serracchiani nella speranza – rivela il portavoce del M5S – che in quei giorni non sia a Roma come troppo spesso accade. Purtroppo è evidente che la politica regionale non manifesta alcuna fretta nel voler affrontare un argomento così scottante».

Sottoscritta da 10.117 cittadini, la raccolta delle firme non è avvenuta solo nei soliti rioni di Servola, Chiarbola e San Sabba, ma anche nelle zone del centro città, riscontrando un interesse altissimo e immediato da parte dei cittadini di Trieste. Con questa petizione si chiede la chiusura dell’impianto di cokeria, il fermo anche dell’altoforno – con la verifica del rispetto delle prescrizioni sui lavori di bonifica da effettuare indicati nella perizia della Procura della Repubblica e nelle prescrizioni regionali – e il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso l’impiego del personale nella rimozione della cokeria e delle bonifiche e messe in sicurezza.

«Come abbiamo già ricordato numerose altre volte nel recente passato, solo attraverso la chiusura della cockeria ed, eventualmente, dell’intera area a caldo dello stabilimento si può raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni diffuse, con il conseguente superamento della contrapposizione fra diritto alla salute e diritto al lavoro, con i lavoratori della Ferriera che potrebbero comunque essere impiegati nelle altre attività previste dal Piano industriale di Arvedi, come il laminatoio e lo sviluppo della logistica, senza incidere pertanto sui livelli occupazionali».