Finanziaria 2014 – il mio intervento su cultura e istruzione

Io interverrò per evidenziare alcuni aspetti di ciò che riguarda cultura ed istruzione.

Apprezziamo l’aumento degli investimenti in quello che senz’altro è il petrolio del nostro Paese, ovvero la cultura.
Apprezziamo anche l’intento di riorganizzare gli interventi in questo settore, con la suddivisione degli interventi per macroaggregati e l’adozione di un sistema di indicatori finalizzato a ripartire le risorse secondo una logica di valutazione di merito.
E’ sicuramente un primo passo nella giusta direzione.
Rimane tuttavia il nostro auspicio che in futuro questa valutazione venga fatta in maniera assolutamente trasparente, che vengano riviste le percentuali delle assegnazioni di risorse proprio alla luce di meriti obiettivi e criteri certi, e non, come in questa manovra, in base alla distribuzione avvenuta negli anni passati.
Vigileremo attentamente e non abbasseremo la guardia, né in sede di approvazione di eventuali variazioni di bilancio né tantomeno in sede di assestamento, affinché non si ceda alla tentazione di snaturare tale impostazione tramite un ritorno a logiche già viste.

In merito alle risorse iscritte a beneficio delle biblioteche di interesse regionale sarebbe importante conoscere il livello di libera fruibilità da parte dei cittadini dei patrimonio bibliotecari dei diversi enti religiosi. E questo non per mettere in discussione valore o utilità di tali incredibili patrimoni ma in un’ottica di disposizione di tali patrimoni a favore della più ampia platea possibile. Affinché non si tratti di erogazioni liberali ad ordini religiosi bensì di autentici contributi a favore della cultura.
Che si sa… deve essere di tutti.

Ma vorrei concentrare il mio intervento in particolar modo sull’istruzione. E’ sicuramente un tema che ci sta molto a cuore…. E che stava a cuore anche alla nostra Presidente e a tutta la maggioranza che l’ha sostenuta, almeno secondo il programma. E’ vero che i programmi si lasciano scrivere e si adattano poi alle contingenze, ma sicuramente l’istruzione fa parte delle nostre contingenze.

Il vostro programma recitava:

“La cura della qualità dell’insegnamento pubblico richiede investimenti e risorse che, ad ogni livello, sono stati insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi minimi che si deve proporre un Paese di avanzata civiltà.
Anche una regione come in Friuli Venezia Giulia deve avere cura, nell’ambito delle sue competenze, di contribuire a mantenere alto il livello delle prestazioni formative, con conseguente allocazione di risorse.
Un scuola efficiente, inclusiva, di qualità a partire dal tempo pieno con fondi che assicurino continuità dell’ esperienza; è la scuola che si avvale delle lingue straniere comunitarie, cui garantiremo le risorse per l’insegnamento integrativo alle curricolari in orario aggiuntivo. Una scuola che si confronta con i diversi linguaggi, cinematografico, musicale, teatrale, digitale.
Una scuola sicura: con l’obiettivo di medio periodo della messa in sicurezza del 100% degli edifici scolastici.”

Ci aspettavamo sinceramente che si cominciasse già da questa finanziaria a dare un segnale forte. Se non ora, quando? I risultati degli investimenti in questo settore si vedranno solo col passare degli anni e noi non possiamo perdere ancora tempo o rimarremo irrimediabilmente indietro.

Ci sono stati o regioni europee dove le condizioni migliori per l’educazione scolastica hanno priorità davanti ad altri compiti importanti dello Stato. Per fare un esempio, ogni anno in Baviera (abitanti 12,5 mln, per fare un confronto), affluiscono nell’ambito scolastico otto miliardi di euro, cioè circa un quarto di tutte le uscite, formando la voce del bilancio bavarese di gran lunga più consistente.

Siamo stati di nuovo bocciati dall’UE: la spesa pubblica per l’istruzione è tra le più basse d’Europa

Questa regressione culturale mette in evidenza la scarsa attenzione da parte dei nostri governanti verso le generazioni future. E’ come avere un attico bellissimo sopra un palazzo però che è privo di fondamenta, quell’attico è destinato a crollare.
La scuola e l’istruzione in senso generale sono la base su cui costruire i nostri palazzi, da qui dovremmo partire. Aumentare le risorse per la ricerca e l’istruzione vuol dire investire sui giovani, creare fondamenta solide sulle quali costruire splendidi palazzi, significa generare eccellenze, significa creare capitale sociale, significa non ingolfare l’economia.

L’istruzione è la chiave per il futuro. Nel mondo moderno il sapere e l’imparare sono importanti più che mai per dare ai giovani condizioni di partenza ottimali. Dobbiamo offrire le migliori opportunità di istruzione ai nostri bambini e ragazzi, perché la “materia prima” intelletto è la risorsa più preziosa che abbiamo.

Non possiamo continuare a trincerarci dietro i luoghi comuni e rimandare i problemi.
Dobbiamo smetterla di scaricarci della responsabilità. Abbiamo l’obbligo di assumerci responsabilità, dobbiamo garantire ai nostri figli un piano serio di crescita, un progetto ben strutturato non una manovra che allontani il problema di due o tre anni.
La nostra Regione deve investire in conoscenza per cambiare il futuro.

La ricetta la stanno riscoprendo più o meno tutti. Dal governatore di Bankitalia (Visco) al Premier Letta, tutti cominciano a rendersi conto che è assolutamente necessario rilanciare la nostra scuola e la nostra università, per contrastare quell’«analfabetismo di ritorno» che ci mette agli ultimi posti della classifica per livello d’istruzione rispetto agli altri Paesi.

«Il rendimento dell’investimento in conoscenza- citando Benjamin Franklin – è più alto di quello di ogni altro investimento. E’ la radice del progresso umano e sociale, la condizione per lo sviluppo economico». Per cui, anche parlando in termini economici, la chiave per ritrovare la forza di crescere e competere sui mercati sta tutta nella capacità di investire nel nostro «capitale umano».

A nostro avviso è stata quindi persa un’occasione importante per ricominciare a crescere. Da subito.