Siccità, su pozzi artesiani la Regione fa retromarcia?

“Scoccimarro sconfessa Fedriga che evidentemente ha preso un’iniziativa personale non condivisa e che va rivista, perché l’unico aggiornamento possibile è togliere la previsione di strozzare i pozzi”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Cristian Sergo, dopo l’annuncio dell’assessore regionale all’ambiente di un tavolo tecnico sui pozzi artesiani in Friuli Venezia Giulia.

“Siamo sempre stati convinti che la risorsa idrica sia un bene da tutelare, ecco perché se sentiamo parlare di falde depauperate chiediamo che chi di dovere se ne assuma la responsabilità – aggiunge Sergo -. Un tavolo tecnico sui pozzi artesiani è previsto sin dal 2015 dal Piano Regionale Tutela Acque e i soggetti sono praticamente gli stessi. Notiamo solo che viene sostituita la Direzione Centrale Sanità con la Protezione Civile, ma non è che questa sia una novità, e l’Associazione Nazionale Idrogeologia, Pozzi Acqua, Geotermia con l’Ordine degli geologi. Forse il rappresentante Anipa che ha partecipato a quei tavoli verbalizzando che la strozzatura delle fonante porta al collassamento del pozzo ha dato fastidio a più di qualcuno. Tra gli esclusi dal tavolo ci sono l’AUSIR, ma tanto si è capito che la politica del servizio idrico è in mano ai gestori, quindi si sarà ritenuta superflua la sua partecipazione, ma soprattutto i rappresentanti dei Comitati di Difesa delle Fontane come richiesta il 1 luglio in piazza da 500 cittadini”.

“Un tavolo di guerra viene definito dall’assessore, in maniera anche indelicata vista la situazione che stiamo vivendo, ma qui l’unico a scatenare l’ostilità contro i pozzi è stato Fedriga – continua l’esponente M5S – Ben venga che ci sia la volontà di rivedere un decreto insensato che, se applicato, porterebbe a quelle che per l’allora presidente del CATO Friuli Centrale (oggi AUSIR, quella che non si vuole al tavolo) sarebbero state conseguenze disastrose. Bene la presenza di Arpa che potrà così valutare anche gli impatti del prosciugamento dei canali della bassa che oggi stanno garantendo l’acqua ai campi della pianura meridionale e al mantenimento della biodiversità della zona”.

“È vero che nessuno può credibilmente sostenere di avere una soluzione certa in tasca, ma se è così è solo perché è fallito il precedente tavolo, il quale si era dato un obiettivo ben preciso che non era quello di salvaguardare la risorsa idrica, ma quello di fare allacciare 55 mila nuove utenze all’acquedotto, che ancora non c’è. Abbiamo letto in queste ultime ore – conclude Sergo – come siano in sofferenza allevamenti ittici che negli ultimi anni sono stati autorizzati a emungere quantità d’acqua utili a 74 mila persone. Speriamo che l’ennesima assemblea tenga conto di queste e di altre situazioni, altrimenti sarà un tavolo che perde una delle quattro gambe in partenza”.