Salvaguardare pozzi artesiani e combattere veri sprechi

“Salvaguardare i pozzi artesiani, evitando manovre che con l’ambiente non hanno a che fare, andando a colpire i veri sprechi di acqua”. Così il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Cristian Sergo, dopo il webinar di ieri sul tema organizzato da Legambiente. “Un incontro fuorviante, che continua a additare i pozzi artesiani come unico spreco, ma che continua a dimostrare le troppe contraddizioni di chi tratta questo tema”.

Intervenendo nel dibattito, Sergo ha chiesto “come sia possibile che una falda artesiana superficiale, come quella di San Vito al Tagliamento, nel Piano Tutela Acque sia considerata a rischio dal punto di vista quantitativo, tanto che dovrebbe addirittura essere già esaurita da un paio d’anni, mentre si continuano ad autorizzare prelievi d’acqua potabile agli impianti industriali. Basterebbe che qualcuno ci dicesse una volta per tutte se è sbagliato il Piano, su cui si basano le convinzioni di dovere strozzare i pozzi, o è sbagliato continuare l’autorizzazione al prelievo per usi industriali”.

“Anche ieri sera – continua il capogruppo M5S – è emersa la vera volontà di chi solleva questi temi, ovvero quella di acquedottizzare le aree ora fornite dai pozzi artesiani. Chi lo fa giustifica l’opera parlando di falde ormai compromesse dall’inquinamento, le stesse falde da cui prelevano i principali acquedotti della regione. Al tempo stesso, a parole, nessuno mette in discussione l’approvvigionamento dai singoli pozzi. Ma allora a che servirebbe un acquedotto? Quando abbiamo proposto di realizzare acquedotti nelle zone industriali ci siamo sentiti rispondere che il costo sarebbe troppo elevato. Gli acquedotti e la lotta agli sprechi vanno bene solo se a pagarli sono i cittadini con le proprie bollette?”.

“Già nel 2014 e nel 2017 i cittadini chiedevano, attraverso le petizioni che hanno raccolto 20 mila firme, per la difesa dei pozzi artesiani e contro l’obbligo di allacciamento all’acquedotto, chiedevano un congruo periodo per verificare l’andamento di ricarica delle falde e vere politiche di prevenzione dall’inquinamento del suolo e del sottosuolo al fine di preservare la qualità dell’acqua di falda. Sarebbe bastato seguire queste indicazioni – conclude Sergo – invece di perdere tempo per otto anni con una sperimentazione di strozzatura su un solo pozzo, nemmeno completata”.