Montagna, interpellanza M5S sulla gestione delle risorse idriche, Bianchi: «Quale modello di servizio idrico intende adottare la Regione per i comuni montani?»

 

Il MoVimento 5 Stelle vuole fare luce sulla cessione da parte di Amga Udine del ramo acqua al Consorzio Acquedotto del Friuli Centrale spa (Cafc). «L’azienda multiservizi per la distribuzione di gas, acqua ed illuminazione pubblica detiene una partecipazione azionaria del 34,85% in Carniacque spa, all’interno della quale svolge anche le funzioni di partner tecnico – spiega la capogruppo M5S in Consiglio regionale Elena Bianchi -. Ad oggi non è noto, però, se questa cessione comprenda anche la partecipazione azionaria e le funzioni di partner tecnico in Carniacque spa».

 

È scattata quindi l’interpellanza depositata nei giorni scorsi in Regione dal MoVimento 5 Stelle. «Visto che siamo di fronte a un aumento dell’indebitamento verso le banche e dei crediti in sofferenza verso gli utenti, vogliamo sapere dalla giunta Serracchiani quale sia la reale situazione economica, finanziaria e patrimoniale della la società che gestisce il ciclo integrato delle acque per diversi comuni della Carnia e della Pedemontana e in che cosa consista il “nodo Carniacque” di cui hanno parlato alcuni giornali – aggiunge Bianchi -. Così come l’esecutivo deve fare chiarezza su quali diritti su Carniacque siano finiti in capo ad Heradal momento che quest’ultima ha dichiarato di rinunciare alla spa presieduta da Roberto Pittoni».

 

Il MoVimento 5 Stelle vuole capire soprattutto quale modello di servizio idrico intenda adottare la Regione per i comuni montani proprio a seguito di queste riorganizzazioni. «Possiamo seguire l’esempio della Liguria riconoscendo ai comuni montani la piena e incondizionata facoltà di gestire singolarmente o in forma associata questo servizio indipendentemente dal numero degli abitanti – sostiene la capogruppo M5S -. D’altronde la legge regionale n.13 del 2005 consente già di gestire autonomamente il servizio idrico».

 

«Oppure – aggiunge Bianchi – possiamo adottare un modello ispirato a quello delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, dove ai comuni singoli o consorziati sono affidati il governo e la gestione dell’intera rete degli acquedotti e fognaria interna agli abitati, mentre all’Agenzia provinciale per la depurazione sono riservati il governo e la gestione dei depuratori nonché delle condotte fognarie di adduzione agli stessi. Quello che è certo – conclude – è che non possiamo far passare troppa acqua sotto i ponti prima di dare risposte chiare agli amministratori della montagna colpevolmente trascurati dalla Regione».