WATER SAFETY PLAN: ANCHE LE UNIVESITÀ REGIONALI DEVONO FAR PARTE DEL TAVOLO

Anche le università di Udine e Trieste devono fare parte del tavolo che il Consorzio per l’Acquedotto del Friuli Centrale (Cafc) intende organizzare a partire dal prossimo gennaio per arrivare anche in Friuli all’adozione – richiesta dall’Unione europea – dei “Piani di sicurezza dell’acqua”, più noti come “Water Safety Plan”.

Capiamo che, al di là della legge, dove non son state inserite le nostre proposte in tal senso, ci possano essere anche altri modi per coinvolgere gli atenei regionali, ma sicuramente il tavolo di cooperazione tra gestori del servizio idrico integrato e le altre realtà interessate a questo progetto deve essere uno di questi. A Udine abbiamo segnalato questa grave lacuna al direttore del Cafc Battiston, il quale ha accolto il nostro invito, assicurando che al tavolo di cooperazione tra gestori ed enti parteciperanno anche i rappresentanti delle università regionali e non solo Arpa e la Direzione Centrale Salute.

In occasione della discussione in Aula della Legge 5/2016 sull’Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani abbiamo presentato 157 emendamenti, di cui 150 sono stati bocciati dalla maggioranza di centrosinistra. Con molti di questi emendamenti avevamo chiesto che l’università avesse un ruolo centrale per rendere effettiva la sostenibilità della gestione e l’utilizzo secondo le migliori tecniche disponibili. L’obiettivo era quello di avere un’acqua migliore da un punto di vista qualitativo e di sfruttare questa fondamentale risorsa in modo sempre più sostenibile. Riteniamo infatti che, in materia di risorse idriche, la Regione debba riconoscere la risorsa idrica come un bene naturale e un diritto umano universale, individuando le cause di inquinamento e contrastando tutte le pratiche che mettono a rischio la salute degli utenti finali. Il diritto all’acqua potabile di qualità nonché ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani, come sancito dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Principi che nel 2018 si devono perseguire riconoscendo un ruolo attivo di tutti gli enti preposti alla ricerca nel Friuli Venezia Giulia che, ultima in Italia, deve ancora approvare il Piano Regionale Tutela delle Acque, di cui non si sa più nulla da due anni.