TTIP: NON POSSIAMO ACCETTARE CHE ENTRI IN VIGORE SENZA LA RATIFICA DEGLI STATI MEMBRI

«Immutate le preoccupazioni legate alle ricadute per il Friuli Venezia Giulia in caso di approvazione del TTIP». Questo il commento a caldo del portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo alla fine della videoconferenza in Consiglio regionale dedicata al trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale.

«Come noto – sottolinea Sergo – noi rimaniamo contrari alle ipotesi di modifica delle regolamentazioni e degli standard – le cosiddette “barriere non tariffarie” – tra Europa e Stati Uniti. Sul TTIP rimangono, infatti, tutti i nostri dubbi, ma soprattutto rimangono le nostre certezze: nonostante le esternazioni “rassicuranti” del premier Renzi, questo trattato rischia di favorire solo le multinazionali americane e alcune multinazionali europee»  .

«Anche i funzionari intervenuti oggi in videoconferenza non hanno fugato i nostri dubbi su un rischio molto forte: quello che la Commissione europea consideri il TTIP un accordo “non misto”. In questo caso per entrare in vigore non sarebbe necessaria la ratifica da parte dei parlamenti dei singoli stati membri ma sarebbe sufficiente solo l’approvazione a livello europeo. Una ipotesi ventilata nell’ultimo periodo soprattutto dopo la ferma opposizione del governo francese».

«Inoltre, vista la segretezza dei trattati e dei documenti in esso presenti oggi non è stato possibile fare le domande che avremmo voluto circa i contenuti del TTIP. Ad ogni modo abbiamo potuto fare alcune considerazioni sulla distanza abissale tra le posizioni sbandierate a livello europeo e quello che effettivamente prevede il trattato. È un dato di fatto – aggiunge il portavoce del M5S – che nel corso del 13° round di negoziazione siano stati impiegati ben due giorni e mezzo sul capitolo riguardante i diritti di proprietà intellettuale, mentre sono state spese appena due ore per discutere di un tema importante per il nostro Paese: quello della salvaguarda delle Indicazioni Geografiche dei nostri prodotti. Questo la dice lunga sulla volontà degli Stati Uniti di cedere su alcuni punti che potrebbero avvantaggiare le nostre imprese».

«Un ulteriore esempio è quello inerente l’accesso per le nostre aziende al mercato statunitense degli appalti pubblici. Da parte Usa non c’è alcuna volontà di modificare la legge denominata Buy american act (del 1933), ovvero quella che prescrive al governo federale di acquistare ferro, acciaio e prodotti finiti fabbricati negli Stati Uniti per la realizzazione di queste opere. Quella che, apparentemente, sembra una grande vittoria, a nostro avviso – conclude Sergo – continua a essere un vantaggio solo per le imprese a stelle e strisce».