Terapie intensive, nuova direttiva ASUFC conferma conteggi errati e declassa aree di emergenza

“Una direttiva della Direzione generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (ASUFC), che formalmente recepisce la distribuzione di posti letto intensivi prevista dalla Giunta, in pratica conferma l’errato conteggio dei posti di terapia intensiva denunciata un anno fa dall’Associazione regionale anestesisti e rianimatori (AAROI-EMAC) e declassa le aree di emergenza ad astanterie, provocando la reazione dei medici di Pronto Soccorso già in difficoltà per il carico e le difficili condizioni di lavoro”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai. “Un tentativo di mettere una pezza, dopo le brutte figure fatte a livello nazionale su questa vicenda”.

“Dal 1° marzo, vengono ricodificati alcuni posti letto nelle strutture ASUFC – spiega Ussai -. Gli otto posti di medicina d’urgenza a Palmanova, citati anche dal rapporto del Ministero della Salute dopo l’ispezione di agosto, erroneamente considerati come terapie intensive, diventano quattro posti letto di astanteria e altrettante intensive ‘vere’. Stessa situazione a San Daniele, mentre a Tolmezzo i cinque letti di medicina d’urgenza diventano quattro di astanteria, portando da tre a sei le terapie intensive del reparto di Anestesia e Rianimazione. Ora, perché questi siano posti letto di terapia intensiva a tutti gli effetti, verosimilmente non basterà una codifica, ma servirà anche una riorganizzazione pratica”.

“Questo atto formale mette in chiaro che, come avevamo ricordato anche noi a più riprese, c’erano effettivamente dei posti letto con una ‘errata configurazione’, per riprendere le parole utilizzate nel report ministeriale – aggiunge il consigliere M5S -. Per far quadrare i conti rispetto alla disponibilità di terapie intensive, vengono inoltre aggiunti 10 posti letto della terapia intensiva cardiologica del Santa Maria della Misericordia di Udine, su cui però c’è il fondato dubbio che possano trattare soltanto pazienti usciti da un intervento, e non altri, ad esempio, malati di Covid”.

“Il provvedimento, però, ha fatto infuriare i direttori e i medici dei Pronto Soccorso di ASUFC e il presidente regionale della Società medicina d’emergenza urgenza, che denunciano una decisione calata dall’alto che finisce per declassare la medicina d’urgenza degli ospedali ‘spoke’, tagliando posti letto e relegandola a un ruolo di astanteria – sottolinea Ussai -. Condividiamo la richiesta di rivedere il provvedimento adeguando il numero complessivo di posti letto, il personale medico e infermieristico, gli spazi e la tecnologia alla reale missione svolta, ridefinendo i servizi di emergenza – urgenza con un percorso di analisi e costruzione condivisa, e non con direttive che mirano soltanto a correggere gli errori, sfuggendo a ogni assunzione di responsabilità”.