SANITÀ TRIESTINA: “LE GUARDIE MEDICHE IN RIVOLTA E IL DRAMMATICO SOTTODIMENSIONAMENTO DELLE CURE PALLIATIVE TESTIMONIANO IL MANCATO RAFFORZAMENTO DELLA SANITÀ TERRITORIALE”

Più volte i medici del Servizio di Continuità Assistenziale hanno scritto per sottoporre all’attenzione dei Direttori dell’Azienda i problemi che li riguardano, sia direttamente che indirettamente, senza mai riscuotere grandi risultati. Sono anni che, salvo qualche rara eccezione, le zone carenti per la Medicina generale (medici di famiglia) non vengono pubblicate perché l’Azienda triestina invoca il rapporto ottimale (1 medico ogni 1300 residenti), mentre continua ad ignorarlo quando deve definire il monte ore della Continuità Assistenziale (1 medico ogni 5000 residenti).

Ne deriva che, nel 2017 sono state assegnate per l’assistenza nella provincia di Trieste meno del 60% delle ore considerate ottimali dall’Accordo collettivo nazionale, nonostante a Trieste siano numerosi i turisti, gli immigrati, gli studenti e i lavoratori fuori sede che non hanno il proprio MMG in città. La carenza dei medici si fa sentire soprattutto nei turni diurni e nelle giornate riservate ai corsi di aggiornamento dei Medici di Medicina Generale e nel periodo invernale, caratterizzato da epidemie di influenza, anche nella fascia serale. I medici di guardia tra l’altro sono ancora esclusi dall’accesso informatico ai dati sanitari dei soggetti che li contattano.

A fronte di questo sottodimensionamento non solo gli è stata tolta l’indennità storica di tre euro l’ora ma per sostituirla, sono stati posti obiettivi non condivisi, difficilmente raggiungibili con le attuali risorse e irrazionali perché penalizzano i servizi ai cittadini. Ai problemi legati alla visite dei non residenti si aggiunge quello della gestione delle cure palliative. L’Azienda infatti continua a negarne la “specialità” e le risorse che occorrono per garantirne l’adeguatezza e la rete, in netta contraddizione rispetto a quanto previsto dai Livelli essenziali di assistenza (Lea). Pretendendo inoltre che lo si faccia senza formazione specifica, senza conoscere il paziente, senza i farmaci necessari e anche nella gestione dell’urgenza.

Non vorremmo che fosse l’ennesimo tentativo per dire che le cure palliative funzionano h 24 e mascherare il desolante quadro che vede le risorse per l’assistenza domiciliare per l’intera provincia di Trieste, ridotte ad un unico medico palliativista.

Le promesse del centrosinistra di rafforzamento della Sanità territoriale si infrangono miseramente di fronte a una realtà fatta di Medici di Continuità Assistenziale in rivolta, Cap ancora al palo e cure palliative che continuano ad essere drammaticamente sottodimensionate.