Relazione al DDL n. 15 “Finalità e principi per il riordino dell’assetto istituzionale ed organizzativo del Servizio sanitario regionale

Signor Presidente, Signori Consiglieri,

Per assolvere al compito assegnato al disegno di legge oggi in discussione – abrogare la cosiddetta “riforma Tondo” – sarebbe bastato il testo di una sola riga o di un solo articolo di legge.

La Giunta ha invece ritenuto opportuno presentare un articolato che preveda – oltre all’abrogazione della legge regionale 25/2012 – principi e finalità che si pongano quali presupposti per una riforma partecipata dell’architettura del Servizio sanitario regionale.

E’ pertanto condivisibile la scelta di rovesciare l’ottica ed il punto di partenza, iniziando dai bisogni dei cittadini e dalle criticità del SSR, a cui la precedente riforma non dava risposta. La legge che oggi ci proponiamo di abrogare infatti si basava sì su principi condivisibili ed aveva il pregio di diminuire il numero della aziende territoriali, ma si limitava a ridefinire i “contenitori”, tralasciando la definizione dei contenuti e così facendo metteva a rischio un sistema che nonostante tutte le sue difficoltà rimane di riconosciuta qualità.

Coerentemente con la volontà di abrogare un riassetto del sistema sanitario regionale calato dall’alto, avevamo proposto sin da prima del voto elettorale la “costruzione di un nuovo modello di sanità regionale attraverso un percorso condiviso e partecipato con i vari attori istituzionali (comuni, sindacati, collegi dei professionisti, associazioni ecc…), al fine di difendere e salvaguardare il buon livello raggiunto dal servizio sanitario regionale pubblico, migliorandone l’efficienza e la sostenibilità a lungo termine”.

E di certo non vogliamo limitarci all’approvazione di questi pochi articoli che pur rappresentano un “buon principio”, introducendo il ritorno ad una forte cabina di regia in capo alla Direzione competente e ricentralizzando le competenze previste per il “Dipartimento centro servizi condivisi”; al contrario intendiamo contribuire ad una riforma strutturale del servizio sanitario regionale, che vada nella direzione di riavvicinarsi il più possibile ai cittadini.

Cogliamo allora l’occasione per costruire fin da oggi le fondamenta di un nuovo modo di intendere la sanità regionale, che consideri il cittadino non solo come paziente o utente, ma come elemento attivo, da responsabilizzare e coinvolgere nei processi di programmazione, valutazione e controllo dei servizi erogati.

Tanti sono i punti da cui ripartire per il mantenimento della qualità dei servizi offerti a fronte dei nuovi bisogni emergenti e di un calo costante delle risorse a disposizione. Vanno ripensati i modelli organizzativi e i criteri di finanziamento basandoli sull’effettivo bisogno di salute presente nello specifico territorio, e garantendo un forte coordinamento tra le aziende regionali. Va inoltre promossa l’integrazione non solo di ospedale e territorio ma anche di ambiti e distretti.

Nel delineare infine principi e finalità del presente disegno di legge ci proponiamo di ottenere diversi risultati. Innanzitutto vogliamo creare i presupposti per raggiungere un’offerta di servizi omogenea sul tutto il territorio regionale. L’obiettivo è inoltre quello di valorizzare le competenze e le professionalità di chi opera all’interno del Servizio sanitario regionale, abbandonando ogni logica spartitoria politica e puntando, invece, con determinazione su criteri di trasparenza e merito nella nomina dei direttori, dei primari, nella progressione delle carriere e nel ricorso alle strutture private convenzionate.

Non possiamo che trovarci favorevoli quindi sia sul contenuto che sul metodo proposto da questo DDLR che accoglie istanze anche nostre e che costituisce l’inizio di un cammino non facile di riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo della sanità regionale.

Concludendo: si dovranno fare scelte difficili, che però in un’ottica di lungo termine serviranno a rendere sostenibile il sistema e a garantire risposte adeguate alla tutela della salute, attraverso un modello di sanità che in FVG integri evidenza scientifica ed umanizzazione dei servizi, evitando egoismi territoriali, professionali o logiche di consenso campanilistico, per mettere veramente al centro i bisogni di salute della persona e della comunità.