MORIA DI PESCI NEL TAGLIAMENTO: INTERPELLANZA DEL M5S

È giusto togliere l’acqua al fiume, uccidendo temoli, barbi e trote e danneggiando l’intero ecosistema?

Dimezzare la portata del deflusso minimo vitale del fiume Tagliamento senza ordinare all’Ente Tutela Pesca il recupero della fauna ittica causando di conseguenza una vasta moria di pesci può essere considerata una buona pratica per contrastare i cambiamenti climatici in atto? Lo abbiamo chiesto alla giunta Serracchiani con una interpellanza dopo aver constatato personalmente gli effetti che queste decisioni stanno avendo su temoli, barbi e trote che popolano il Tagliamento.

Le proiezioni climatiche stagionali, presentate nel seminario “Cambia il Clima in Fvg” dello scorso 20 giugno a Trieste, prevedono un aumento delle piogge invernali e una diminuzione delle piogge estive. Circostanze che hanno spinto l’assessore Vito ad affermare che “entro fine anno imposteremo la nostra strategia di adattamento, indicando le buone pratiche che tutti i cittadini potranno adottare per dare una risposta positiva ai cambiamenti climatici in atto”. Sono passati solo pochi giorni ed ecco che le “best practices” targate Serracchiani & Co. hanno preso forma: dichiarazione in via d’urgenza dello stato di sofferenza idrica, autorizzazione alla riduzione del deflusso minimo vitale (dvm) del Tagliamento per quindici giorni; dimezzamento della portata del dmv del fiume dall’impianto di Ospedaletto così da assicurare l’irrigazione dei campi.

Se da una parte è vero che la legge 152 del 2006 prescrive che nei periodi di siccità deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo, dall’altra parte non possiamo sottovalutare che la stessa norma prevede che l’uso delle acque sia effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Patrimonio che – come testimoniano le immagini – oggi sta letteralmente morendo. Lasciare un fiume senza acqua non solo danneggia i pesci in modo evidente a tutti (anche alla stessa giunta Serracchiani), ma – conclude la consigliera penstastellata – è l’intero ecosistema a subirne le conseguenze. Muore la flora acquatica, muoiono gli invertebrati, i pesci, gli anfibi…”.