INTERNET DAY: TANTA PUBBLICITÀ MA RISULTATI MOLTO SCARSI

«Oltre 30 anni di Internet e ancora solo il 20% delle scuole della nostra regione connesse alla banda larga. Come dire: meno “Internet day” e più “Internet way” nel Friuli Venezia Giulia». Bastano due righe alla portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Elena Bianchi, per mettere in luce tutto il nostro ritardo in materia di digitale a pochi giorni dalle manifestazioni per i 30 anni dell’avvento di internet in Italia organizzate dalla Regione e da Insiel. 
 
«Tanta comunicazione, moltissima pubblicità, un fiume di parole ma poi la fotografia della realtà è bruttina. Su questo fronte la giunta Serracchiani in concreto ha fatto troppo poco nei primi tre anni di governo del Friuli Venezia Giulia – attacca la portavoce del M5S -. E’ vero, l’esecutivo regionale ha quasi completato “Ermes” con l’obiettivo di portare la banda larga alla pubblica amministrazione, a tutte le imprese e alle famiglie del Friuli Venezia Giulia. Questo progetto però non presenta ancora nessuna ricaduta reale sui cittadini, sul sistema scolastico e sulle imprese della nostra regione che su questo terreno sono ancora all’età della pietra. I famosi bandi per concedere la fibra non utilizzata ad oggi, infatti, non hanno prodotto neanche un bit».
 
«Risultati scarsi perfettamente in linea con quelli ottenuti negli ultimi anni da chi ha governato il nostro Paese. Governi di centrodestra e di centrosinistra ma stessi risultati. I dati infatti parlano chiaro: il Desi (Digital economy and society index), l’indice europeo che traccia lo sviluppo economico e sociale dei paesi membri in materia di digitale, realizzato dalla Commissione europea, piazza l’Italia al terzultimo posto in Europa. Peggio di noi – aggiunge Bianchi – fanno solo Grecia, Bulgaria e Romania. In sostanza nel nostro Paese i progressi, in tutti gli indicatori, sono minimi».
 
Ritardi strutturali della banda larga, assenza di competenze digitali di base, prestazioni inferiori alla media europea: sono questi i giudizi negativi che finiscono per certificare il fallimento delle politiche di chi governa in Italia e nel Friuli Venezia Giulia. «Bisogna investire sul digitale per creare una rete pubblica, è necessario aumentare la domanda di servizi digitali e favorire l’educazione al digitale soprattutto in favore delle fasce meno istruite della popolazione».
 
«Un percorso virtuoso che potrebbe partire anche in Regione, avviando – per esempio – un progetto complessivo di migrazione a software open source che possano essere utilizzati dalla stessa amministrazione regionale. Gli standard e i formati aperti, affermatisi con Internet, sono un fenomeno in forte crescita e sempre più utilizzato dai cittadini. Solo puntando sull’open source – conclude Bianchi – saremo in grado di costringere le multinazionali del settore a immettere sul mercato servizi adeguati a costi sempre più bassi».