CENTRALE A CARBONE DI MONFALCONE: NON DIMENTICHIAMO COME SONO ANDATE LE COSE

Il governo Gentiloni ha emanato un decreto che adotta la Strategia energetica nazionale 2017, il piano decennale per la gestione del cambiamento del sistema energetico. Questo documento, come anticipato pochi giorni fa dall’assessore regionale Sara Vito, prevede la fine dell’utilizzo del carbone per una serie di centrali elettriche alimentate a carbone in Italia, compresa quella della A2A-Energiefuture di Monfalcone. L’esponente della giunta di centrosinistra sui media ha parlato di chiusura dell’impianto già nel 2025 o in alternativa entro il 2030, affermando con soddisfazione che si tratta di “un riconoscimento importante da parte del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l’impianto di Monfalcone”.

È incredibile la faccia tosta dell’assessore. Nei suoi interventi sulla stampa l’assessore, infatti, si è dimenticato di dire che la centrale termoelettrica a carbone A2A-Energiefuture è una delle realtà del territorio che provoca inquinamento nel Monfalconese. Inoltre ha esultato quasi si trattasse di una vittoria di chi ha amministrato il Friuli Venezia Giulia negli ultimi 5 anni. Dobbiamo ricordare invece quanto siano state proprio l’inerzia della giunta Serracchiani a condannare chi abita nella città dei cantieri e nei paesi limitrofi ad altri 8 anni di inquinamento da metalli pesanti. Un inquinamento diventato palese già nel biennio 2015-2016 a seguito di due studi scientifici – uno privato e uno della Provincia di Gorizia – che avevano fotografato perfettamente le ricadute che anche la centrale termoelettrica di Monfalcone ha su quel territorio. Al punto che noi del M5S avevamo chiesto alla giunta Serracchiani di battersi per chiedere la revisione dell’Aia. Richiesta, come sempre, mai presa in considerazione!

Inoltre lo stesso assessore Vito era “caduto dal pero” quando era diventata di pubblico dominio la notizia che la centrale avesse ottenuto la proroga dell’Aia fino al 2025. E adesso, senza la minima decenza, arriva a gioire in pubblico per la dismissione del carbone entro il 2025.

Allo stesso tempo non possiamo dimenticare che è stato il governo Renzi, sulla base di una direttiva europea, a estendere per altri 8 anni l’Aia alla centrale fino al 2025. Estensione, arrivata in seguito all’intervento sui denitrificatori (denox) fatto dalla proprietà. Nell’Aia è prevista, la riconversione a gas, che però l’azienda non ha mai preso in considerazione perché non sostenibile economicamente, ma che la giunta Serracchiani ha inserito nel Piano energetico regionale.

Noi del MoVimento 5 Stelle nel nostro Piano energetico nazionale avevamo previsto, invece, l’abbandono definitivo del carbone in Italia entro il 2020. Per parte nostra, da quando siamo stati eletti in Consiglio regionale, abbiamo chiesto con forza che ricercatori indipendenti fossero messi in grado di effettuare studi epidemiologici, analisi dei fondali e indagini sui licheni per avere dati certi sull’inquinamento nel Monfalconese. In realtà la politica finora ha fatto sempre troppo poco per tutelare la salute dei cittadini del Monfalconese, schiacciati da un mix micidiale di agenti inquinanti.