Capozzi e Richetti: Il M5S dice no alla chiusura dei consultori di San Giovanni e San Giacomo

“La formula dell’assessore Riccardi – spiega la pentastellata – secondo il quale meno consultori corrisponderebbero a più servizi, non può convincerci. La preoccupazione è alta, in un momento in cui c’è un progressivo impoverimento dei servizi offerti e aumentano i disagi per lo stato in cui soffre la sanità in regione, testimoniato anche dallo sciopero dei medici di ieri o dalla recentissima chiusura del punto nascita di San Vito al Tagliamento. Così come continua la privatizzazione di interi comparti pubblici che sta depauperando la nostra sanità pubblica. Ecco perchè pensare di dimezzare i consultori familiari di Trieste, soprattutto a fronte della legge del ’96 che ne prevede almeno uno ogni 20 mila abitanti, non può che vederci fermamente contrari”.

“Il tutto – continua l’esponente di Opposizione – viene discusso nello stesso giorno in cui la III Commissione affronta la questione della violenza contro le donne, considerando che i consultori rappresentano un importante presidio per contrastarla. Come donna, prima ancora che come persona politicamente impegnata, sono contraria a questa operazione perché parliamo di servizi importanti soprattutto per il supporto offerto alle donne vittime di violenza o in ambito ginecologico per l’accompagnamento all’allattamento e al parto, oltre che per i servizi offerti a famiglie separate e persone con importanti problemi psicologici. Per questo ci schieriamo anche oggi con chi vuole contrastare l’ennesimo taglio di servizi pubblici obbligando i cittadini ad affidarsi a strutture private, dove sempre più spesso lavorano ex dipendenti delle aziende regionali”.

Sul tema è intervenuta anche la consigliera comunale del M5S di Trieste, Alessandra Richetti, che ha voluto evidenziare come “i consultori, servizi già scarsamente finanziati per la carenza di personale e di numero inadeguato per la legge italiana, subiranno ulteriori tagli che colpiranno le neomamme lasciate sempre più sole e gli adolescenti, con minori occasioni di prevenzione e di educazione sessuale, e le donne di ogni età. È un modo di far politica sempre più lontano dalla gente”.