Alcatel Lucent di Trieste, ennesima crisi occupazionale

«Il M5S chiede alla presidente Serracchiani e al governo Renzi di intervenire per bloccare la paventata vendita dello stabilimento Alcatel Lucent di Trieste». Sull’ennesima crisi occupazionale che riguarda il Friuli Venezia Giulia, interviene il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionaleAndrea Ussai.

«Dopo le ultime dichiarazioni dei vertici di Alcatel Lucent Italia è chiaro che l’accordo per fusione con Nokia prevedrà la cessione del sito produttivo di Trieste e questo nonostante l’impresa gli riconosca ancora oggi “…un ruolo strategico… con un altissimo livello di competenze specialistiche”. Evidentemente – aggiunge Ussai – la necessità di “fare cassa” viene prima delle drammatiche ricadute sui livelli occupazionali e sulla produzione industriale che potrebbe subire il nostro territorio».

«Siamo stufi di assistere alla venditadelocalizzazione e chiusura di importanti stabilimenti industriali regionali, decise dalla multinazionale di turno, solamente per aumentare i propri profitti. Stiamo parlando infatti di uno stabilimento che produce utili e che si è specializzato negli anni in prodotti tecnologici di punta a livello mondialeTrieste non può perdere 850 posti di lavoro! – insiste il consigliere regionale – Il doppio di quelli impiegati presso la Ferriera di Servola e soprattutto in un settore così strategico per lo sviluppo del Paese. Presso lo stabilimento infatti non si effettua solamente la produzione di altissima tecnologia ma anche l’industrializzazione dei nuovi prodotti e l’assistenza diretta ai clienti».

«Anche in virtù del fatto che Alcatel Lucent siede al tavolo dell’Agenda Digitale, e che quindi beneficerà di importanti investimenti previsti dal nostro Paese, nelle prossime ore – annuncia Ussai – depositeremo un’interrogazione per capire se, come è stato fatto per la Ferriera di Trieste e per la “filiera del bianco”, anche questa volta la Regione ed il governo nazionale interverranno “mettendoci la faccia”, per difendere il lavoro e le prospettive industriali di uno stabilimento che per il numero di occupati e per l’altissima tecnologia – conclude – non può che rappresentare il nostro futuro».