Salute, Sossi e Spanghero: Chiarezza su legionella in studentato a Trieste

La scoperta della legionella all’interno del Campus universitario X di Trieste, con la conseguente chiusura dell’area hotel e la sospensione dell’erogazione dell’acqua all’intera struttura da ben 20 giorni, è un fatto che preoccupa. A colpire, oltre alla pericolosità della contaminazione, che richiama alla memoria altri episodi avvenuti nella nostra regione come quello avvenuto qualche anno fa alle terme di Monfalcone, è soprattutto il modo in cui si sta gestendo la situazione.
Circa 300 giovani, in gran parte fuori sede, si trovano senza un impianto idrico funzionante. Tutto questo all’interno di una struttura inaugurata meno di un anno fa, che avrebbe dovuto rappresentare un fiore all’occhiello per la città e per l’accoglienza universitaria.
Ci chiediamo perché non siano state individuate soluzioni alternative concrete per gli studenti. È inaccettabile che ci si limiti a dire di trovare una sistemazione alternativa in una città dove l’offerta abitativa è già fortemente limitata.
Accogliamo con favore il fatto che i privati investano nel settore dell’accoglienza studentesca, ma quando si parla di diritto allo studio e condizioni minime di vivibilità, è evidente che la gestione totalmente privatistica presenta dei limiti. Se questa struttura fosse pubblica, probabilmente ci sarebbero stati più controlli, più trasparenza, più responsabilità. E soprattutto, non si sarebbero scaricati i problemi sugli inquilini.
È importante che si faccia chiarezza se questo focolaio sia isolato o se esista il rischio che la legionella sia presente anche in altri impianti della città.