SOSPENSIONE PUNTO NASCITA LATISANA: UN SUICIDIO ANCHE DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO

«La giunta Serracchiani prende tempo anche sulle ricadute economiche riguardanti la sospensione del Punto nascita e della Pediatria di Latisana. Il fatto – rivelato oggi in Aula dall’assessore Telesca – che l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2 Bassa Friulana Isontina non disponga ancora di “un completo flusso informativo che possa rappresentare in maniera definitiva 12 mesi di analisi” è solamente un paravento per continuare a non assumersi le proprie responsabilità. Sul “caso Latisana” abbiamo ricevuto l’ennesima “non risposta” da parte dell’esecutivo regionale che continua a collezionare figuracce». È caustico il commento del consigliere del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai alle parole dell’assessore Telesca che questa mattina in Consiglio regionale non ha voluto commentare le parole della presidente Serracchiani, che in tv si era vantata di essere riuscita da attivare in Regione l’Odontoiatria sociale grazie a risparmi derivanti anche dalla chiusura dei punti nascita, e ha voluto ricordare solamente che la «sospensione del Punto nascita di Latisana, decorsa dal 18 marzo 2016, non fu assunta nell’ipotesi di ottenere un risparmio economico, ma esclusivamente per motivi di sicurezza dei pazienti», omettendo di dire che ancora oggi sono presenti in regione punti nascita che non hanno la presenza del Pediatra h24.

«I dati dei ricoveri, che abbiamo potuto consultare grazie a una richiesta di accesso agli atti – afferma Ussai – rivelano chiaramente che a Latisana c’è stata una riduzione di circa 1.000 ricoveri nell’area materno-infantile a fronte di un aumento di soli 200 ricoveri a Palmanova, dove è stato deciso di mantenere il Punto nascita e la Pediatria nonostante la vicinanza degli ospedali di Udine e Monfalcone che offrono servizi analoghi. In sostanza si registra un travaso di pazienti di appena il 20%».

«Dato che i costi fissi di gestione e il bisogno di salute della Bassa friulana sono rimasti invariati e i Cap – lo sanno tutti – non hanno certo sopperito a questi ricoveri, appare evidente che l’Aas 2, diretta da Giovanni Pilati, ha perso un sacco di soldi perché l’attività di ricovero si è spostata in altre aziende, in molti casi del vicino Veneto – accusa il consigliere regionale del M5S -. Se aggiungiamo i costi per i continui trasporti e per il personale impiegato, la ristrutturazione in corso dell’area materno-infantile di Palmanova ancora non a norma – mentre a Latisana è presente invece un’area materno-infantile nuova e moderna che tuttora rimane ancora chiusa e che non è mai stata inaugurata – possiamo serenamente affermare che l’avere spogliato il territorio di un servizio fondamentale quale l’area materno-infantile è stato un suicidio anche dal punto di vista economico. È una enorme vergogna!».

«Alla luce di questi risultati, in qualsiasi azienda – pubblica o privata – un direttore generale che si sia assunto l’onere di approvare quel decreto di sospensione sarebbe già stato mandato a casa. E insieme a questo signore dovrebbe essere cacciato anche chi si è ostinano a difendere questo direttore generale non assumendosi la responsabilità politica della scelta fatta e non mantenendo l’impegno preso con i sindaci dell’Uti Bassa friulana – rimarca Ussai -. L’estate, infatti, sta per arrivare e ci troveremo anche quest’anno a “sballottare” in giro per il Friuli Venezia Giulia in ambulanza centinaia di bambini, magari turisti, perché all’ospedale di Latisana sono stati tolti dei reparti. Ci auguriamo – ovviamente – che non si verifichino mai eventi avversi in conseguenza delle vostre decisioni e delle vostre “non-decisioni”. In caso contrario, qualcuno ne dovrà rispondere».

«Infine, visto che la legislatura sta volgendo al termine, di fronte a scelte che si sono dimostrate illogiche e scellerate, invece di difenderle arrampicandosi sugli specchi, la giunta Serracchiani dovrebbe fare un bagno di umiltà e soprattutto – conclude il consigliere pentastellato – mettersi al lavoro per porre rimedio quanto prima a questi gravi errori».