Ospedale di Pordenone

A pochi giorni dalle elezioni, la giunta Tondo riesce a chiudere impegni che non è riuscita a chiudere in 5 anni. Miracoli dell’ultimo minuto o c’è dell’altro? Il rinnovato decisionismo nei riguardi del nuovo ospedale di Pordenone, che dovrebbe sorgere nell’area verde della Comina, appare a tutti gli effetti come l’asfaltatura che la maggioranza uscente si gioca nel pordenonese per ottenere quel consenso elettorale che si sta ogni giorno sbriciolando. E poi? Che succederà laddove fosse ottenuto? Rimarrà tutto fermo per altri 5 anni? Chissà se prima delle elezioni regionali di aprile verrà posata almeno la prima e, temiamo (o speriamo), l’unica pietra del nuovo ospedale.

Tutti sappiamo che la costruzione ex novo del nosocomio pordenonese comporterebbe la cementificazione di una vasta area verde a nord della città, a discapito di un territorio già abbastanza vessato in termini di sottrazione di aree agricole. Anche per questa ragione, ci viene spontaneo chiedere al Sindaco Pedrotti come sia conciliabile un percorso di coinvolgimento della cittadinanza (laboratorio smart city) nella stesura del nuovo piano regolatore con un progetto come quello dell’ospedale che, per come si viene delineando, non lascerà certo indenne l’assetto territoriale della città. Qui i cittadini non contano più? Come dire “grazie della partecipazione, è stato un bel gioco, ci siamo divertiti, ma le cose serie le decidiamo noi!”

Veniamo ai soldi. Alle paroline magiche “project financing” (esperienza già dimostratasi fallimentare nel caso dell’ospedale di Mestre), facciamo tutti un bell’inchino, salvo poi accorgerci che la prospettiva non è quella… dell’inchino, ma quella opposta. La comunità dovrà legarsi mani e piedi per trent’anni per pagare a privati non meglio identificabili una cifra che si avvicinerà verosimilmente ai 240 milioni di euro. Questo macigno sottrarrà inevitabilmente alla sanità, per decenni, ogni altra risorsa, il tutto in un contesto generale di riduzione dei finanziamenti pubblici per i prossimi anni, determinato da una crisi di sistema che non accenna ad allentarsi e che non si allenterà senza quel cambiamento radicale del sistema di vita che il Movimento 5 Stelle va propugnando.

Chi, a sostegno delle proprie tesi, vanta la creazione di posti di lavoro nei cantieri per il nuovo ospedale, forse dimentica che le stesse forze lavoro possono essere impiegate nella ristrutturazione e nell’ampliamento dell’attuale struttura. Forse non si nasconde, dietro questi proclami all’innovazione, l’interesse speculativo di quelle imprese che metteranno mani alla realizzazione non solo dell’ospedale, ma anche di tutte le infrastrutture, dei servizi, delle attività che la realizzazione di un’opera pubblica di questa rilevanza inevitabilmente comporta?

Insomma, se i soldi non ci sono, i progetti vanno ripensati, vanno elaborate proposte alternative e va coinvolta la cittadinanza ai massimi livelli decisionali, attribuendo alla volontà popolare quell’effetto vincolante che suggelli la partecipazione attiva della popolazione nel processo decisionale delle amministrazioni locali. E’ questa la filosofia che spinge il nostro Movimento a sostenere con forza il referendum proposto nell’intento di coinvolgere la comunità. Non saremo certo noi del M5S, disinteressandoci di un problema dilatato ad arte, ad avallare il comportamento di chi, da sempre, si trincera dietro i propri interessi politici, badando solo alla cura della propria immagine pubblica, a dispetto dei veri interessi della popolazione. Sappiamo sin d’ora che faranno l’impossibile pur di far passare le cose come già decise, per evitare una consultazione popolare che costituirebbe per loro un imbarazzante precedente.

La scelta della finanza di progetto, infatti, non è cosa che si possa decidere nel segreto di una stanza, fra pochi unti del Signore. Il coinvolgimento del privato in una struttura assistenziale è un fatto politico primario e attiene a questioni di principio non derogabili. Secondo noi, nessun privato ha il diritto di avvantaggiarsi economicamente rispetto a un altro, mettendo a profitto mezzi che con l’assistenza sanitaria hanno poco o nulla a che fare. L’affidamento ai privati della gestione dei servizi extra-medici è una scusa bella e buona per raccattare proventi ed elargire lauti interessi. Potremmo scommettere sugli appalti di questi servizi a qualche squattrinata cooperativa per lucrare sul lavoro dei cittadini attraverso la differenza tra il costo reale e il valore d’appalto. Oltretutto, chi sono questi privati per godere di simili opportunità? Cos’hanno più di altri che, per esempio, possiedono solo il vile denaro? A questo punto, tanto vale proporre una semplice obbligazione e raccogliere i soldi di chiunque voglia concorrere alla realizzazione dell’opera. Perché all’ultimo dei risparmiatori viene impedito di investire il proprio gruzzolo in un titolo che garantisce il 9% annuo per trent’anni? Chi non lo sottoscriverebbe?

In buona sostanza, per noi del Movimento 5 Stelle, anche ove fosse dimostrabile la sostenibilità economica dell’opera, con la finanza di progetto si configurerebbe una discriminazione di fondo, sottesa al tornaconto dei soliti discepoli della cementificazione intesa come panacea di tutti i mali. Delle possibili alternative, infatti, è quasi superfluo parlare. E’ fin troppo evidente che la ristrutturazione e l’eventuale ampliamento dell’attuale struttura nell’area dell’ex caserma Mittica sia la strada migliore da percorrere. Tuttavia, pur consapevoli che quest’ultima ipotesi garantirebbe la massima efficienza qualitativa nella gestione del denaro pubblico, noi siamo e saremo sempre dell’idea che serva dare l’ultima parola ai cittadini.

Ultimo punto, ma primo in ordine di importanza: la strategia. Di fronte all’immenso sforzo economico da mettere in campo per realizzare il nuovo ospedale in Comina, viene naturale chiedersi se, successivamente, la sanità pordenonese (ma il ragionamento è generale) sarà migliore dell’attuale e se tutti i problemi saranno risolti. La risposta sta nell’assenza di una strategia in capo alla sanità regionale (e nazionale), palesata anche nell’ultima legge regionale approvata in materia. Di fronte a un immediato futuro sempre più condizionato dalle malattie croniche legate all’invecchiamento della popolazione e all’inquinamento ambientale cui siamo inevitabilmente sottoposti, investire su nuovi colossi ospedalieri non è, secondo il Movimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia, la priorità assoluta. Priorità assoluta è, invece, quella di investire nella prevenzione e nelle cure dislocate in maniera capillare sui territori, in modo tale da esercitare un’azione educativa e preventiva massimale nella popolazione di riferimento, mettendola in guardia sulle criticità, spesso poco apparenti, derivanti da errati stili di vita o complesse situazioni ambientali.

Per questo la strategia è importante: per impedirci di dover stare qui a prendere in considerazione, con calcoli spesso astrusi, proposte che non tengono conto di null’altro che non sia determinato dal cronico “mal de la pièra”, sempre in agguato specialmente quando si avvicinano le elezioni.