MEDIOCREDITO: 76 MILIONI DI PASSIVO E SOFFERENZE FUORI CONTROLLO

L’incapacità di questa classe politica, il fallimento del management della banca e i numeri parlano abbondantemente da soli.

Sono almeno tre anni che Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia S.p.A. e la giunta Serracchiani parlano di un Piano industriale in grado di risollevare le sorti dell’istituto bancario regionale. Piano che prevedeva il pareggio di bilancio nel 2016. I dati – freddi e crudi – raccontano invece un’altra storia. Il bilancio 2016 è stato chiuso con un passivo di 76 milioni di euro quando nel 2015 i conti erano in rosso per 39 milioni di euro e nel 2014 di circa 28,5 milioni di euro. Un altro dato drammatico è quello delle sofferenze passate dai 350 milioni di euro del 2015 ai 385,3 dello scorso anno. E nel frattempo pare sfumata anche l’ipotesi di trovare un partner strategico, quello che l’assessore Peroni definisce “un alleato industriale”. In sostanza un salvatore della Patria… E in questo quadro idilliaco anche l’economista di fama internazionale Cristiana Compagno, ex rettore dell’Università di Udine, professore di prima fascia di Economia e gestione delle imprese e titolare della cattedra di “Strategie di impresa” alla facoltà di Economia, nonostante la sua sconfinata competenza in materia, ha deciso di abbandonare la barca Mediocredito al suo destino.

Questi sono i risultati ottenuti dai professionisti del settore, sostenuti a spada tratta dai professionisti della politica di centrosinistra e di centrodestra. Politici minacciosi, pronti a brandire il “babau” dell’aggiotaggio nei confronti di chi osa muovere qualche – anche timida – critica. Secondo queste persone il sacrosanto diritto di critica politica deve essere messo da parte per non turbare il mercato, per non “cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato”. Peccato che anche questa volta – come sempre da quando siamo in Consiglio regionale – non si tratti di “notizie false, esagerate o tendenziose” o di “altri artifizi” escogitati per rovinare la reputazione di Mediocredito. L’incapacità di questa classe politica e i numeri parlano abbondantemente da soli. Sono quelli che, se non possiamo chiamarli “nuovi buchi”, possiamo serenamente definirli “nuovi non utili”.

E mentre il Piano industriale prosegue a gonfie vele, gli atti riguardanti Mediocredito continuano a essere – di fatto – secretati, le nostre legittime domande non trovano mai una risposta chiara e non è ancora stata fatta azione di responsabilità in merito alle gestioni precedenti, quelle – per intenderci – che hanno autorizzato gli impieghi che stanno producendo il 95% della montagna di sofferenze che la spa vorrebbe alienare quanto prima. Senza dimenticare – come è stato ammesso dalla stessa Cristiana Compagno – che il 58% di queste sofferenze sono relative ad operazioni che non riguardano il Friuli Venezia Giulia. Se non fosse chiaro Mediocredito ha utilizzato risorse ingenti per sostenere realtà imprenditoriali extraregionali sulle quali viene mantenuto il più stretto riserbo.