INQUINAMENTO DELL’ARIA: DATI ARPA RIVELANO UN RISCHIO POTENZIALE ALTISSIMO PER I LIVELLI DI DIOSSINA

Carbon Dioxide. 3D. Carbon Dioxide Causing Global Warming XXL

Qual è lo stato di salute dell’aria nel Friuli Venezia Giulia? Certamente non buono. A confermarlo è il Report dell’Arpa sulla qualità dell’aria che i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale hanno studiato in modo approfondito e analizzato in ogni suo aspetto. «I dati sono allarmanti e troppe sono le criticità emerse da questo studio. Innanzitutto – spiega Frattolin – sono state ridotte le stazioni di misurazione degli inquinanti: da 44 sono passate a 27, ma nel report del 2014 si parlava di una riduzione finale a 33 centraline. Perché si e scelto di ridurre di altre 5? Inoltre da un anno persistono non ben chiariti problemi tecnici che impediscono ai tecnici di Arpa di eseguire i modelli teorici necessari per avere un quadro completo della situazione su tutto il territorio regionale. Il report presenta poi banali errori di copia e incolla che si trascinano inspiegabilmente da tre anni, ma anche vere e proprie sparizioni. Dal documento dello scorsa anno è scomparso infatti l’indice di diluizione che valuta la dispersione degli inquinanti in un determinato territorio. Ecco su tutte queste anomalie – precisa la portavoce del M5S – chiederemo spiegazioni dettagliate ai dirigenti dell’Arpa e alla giunta Serracchiani».

Sono i dati però quelli che preoccupano di più. «Per quanto riguarda il Particolato (PM10 E PM 2,5) il 30 per cento delle zone di pianura, dove risiedono più di 260 mila persone, è interessato dal superamento delle PM10. A Trieste in tutte le stazioni di rilevamento la media annua è sempre superiore alla soglia di attenzione. Infine nelle aree industriali si riscontrano valori molto elevati a Torviscosa e si rileva che l’unica centralina attrezzata per rilevare le polveri fini (PM 2,5) si trova a Monfalcone. È l’unica in tutte le aree industriali il Friuli Venezia Giulia».

«Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) – sottolinea Frattolin – di fatto, per il 2015, non disponiamo di dati sull’inquinamento a Trieste derivato dal traffico. Assurdo. Così com’è assurdo che vengano definiti “coerenti rispetto agli anni precedenti” i valori del benzene. Intanto si tratta di valori in leggera crescita rispetto al 2014, ma soprattutto si dovrebbe puntare decisamente a una riduzione del benzene (come per tutti gli inquinanti). A nostro avviso è grave mostrare una certa soddisfazione per il fatto che i dati siano rimasti sostanzialmente gli stessi».

«L’aspetto peggiore in assoluto è dato però dall’assenza di analisi delle diossine. Fortemente cancerogene a dosi bassissime, le diossine – prodotte principalmente dai grandi impianti industriali (e in maniera infinitamente più ridotta dagli impianti di riscaldamento o dalle automobili) – sono estremamente resistenti alla degradazione chimica e biologica e facilmente trasportabili dalle correnti atmosferiche, rendendo così possibile la contaminazione di luoghi lontani dalle sorgenti di emissione. Nel tempo queste sostanze tendono infatti ad accumularsi negli organismi viventi. Salendo nella catena alimentare, la concentrazione di tali sostanze può aumentare, giungendo ad esporre a rischio maggiore proprio l’uomo».

«Non essendoci analisi puntuali sul territorio, finora Arpa ha fatto una valutazione della potenziale presenza di diossina nel Friuli Venezia Giulia, basandosi su dati del 2010 che però sono stati resi pubblici solo l’anno scorso. Bene, da queste stime si evince che solo a Trieste ci sono più di 13 mila milligrammi all’anno, più della metà del totale della diossina prodotta in tutta la regione che risulta essere di 21,5 grammi. Per fare qualche confronto l’Austria produce solo 1,5 grammi all’anno, mentre la sola Ilva di Taranto immette nell’aria 14,9 grammi. Ricordiamo che secondo l’Organizzazione Sanitaria Mondiale (Oms) un bambino di 20 kg non può mangiare alimenti contenenti più di 20 picogrammi di diossina al giorno. Un picogrammo è un millesimo di miliardesimo di grammo!!!».

“La situazione di Trieste – aggiunge il portavoce del M5S Andrea Ussai – è molto grave perché, oltre al fatto che la postazione di via San Lorenzo in Selva non rientra nella rete delle stazioni di monitoraggio per la salvaguardia della salute umana, non è ancora conclusa la riorganizzazione della rete di monitoraggio e sono ancora presenti stazioni non conformi alla normativa. La giunta Serracchiani aveva promesso che la rete sarebbe stata completata entro il dicembre del 2014, ma ancora oggi molti dati prodotti non sono utilizzabili. Crediamo che la politica oltre a garantire analisi accurate e costanti nel tempo avrebbe dovuto ritenere urgente individuare le fonti di un inquinamento così pesante”.

Nel corso dell’incontro con la stampa che si è tenuto questa mattina nel palazzo della Regione a Trieste è stato presentato anche lo studio “Progetto Chicken’s POPs” che sarà condotto dal biologo Federico Grim per individuare i contaminanti organici persistenti in alcune galline del Maniaghese. Grazie alle analisi comparate dei congeneri delle diossine sarà possibile rilevare l’eventuale tipologia delle fonti inquinanti. Ciò potrà dare indicazioni utili a capire l’effetto cumulativo di diversi impianti produttivi in un territorio limitato come quello del Maniaghese al fine di proporre modifiche alla normativa in tema di autorizzazioni ambientali.

Da ricordare che alla fine del 2015 proprio in alcune aree vicine a Maniago alcune analisi effettuate da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, su incarico dell’ASL Friuli Occidentale, avevano evidenziato livelli di contaminazione da contaminanti organici persistenti (in particolare diossine) piuttosto rilevanti.