“Indennità di funzione” degli amministratori pubblici già in pensione.

 «Ci complimentiamo con il sindaco di Tolmezzo Dario Zearo che non ha perso tempoe ha provveduto rapidamente ad adeguarsi alla delibera regionale che stabiliva l’aumento di quella che tecnicamente si chiama “indennità di funzione”. Aumento che a nostro parere (ma anche, nel merito, per l’assessore Panontin, secondo la risposta alla nostra interrogazione presentata in consiglio il mese scorso) è giustificato per amministratori lavoratori autonomi e dipendenti in aspettativa non retribuita, ma assolutamente ingiustificato e inopportuno per gli amministratori pubblici in pensione. Calcolatrice alla mano, dal 25 al 50 per cento in più ogni mese. Nel caso di Zearo è del 35 per cento». La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin replica duramente alle affermazioni dei primo cittadino di Tolmezzo.

«E chissà quanti hanno già fatto come lui, approfittando di un meccanismo che, pur essendo previsto dalla normativa, non è assolutamente obbligatorio ma del tutto facoltativo – rimarca Frattolin -. Purtroppo, come avevamo già ricordato, in questo momento è impossibile sapere chi abbia già richiesto al proprio comune o provincia di adeguarsi alla delibera regionale di dubbia e discutibile interpretazione. È evidente che il sindaco di Tolmezzo rientra nel gruppo degli amministratori pubblici che hanno applicato immediatamente a loro favore questa delibera. Per lui niente arretrati, i soldi gli sono già arrivati».

«È bene sottolineare però ancora una volta che non si tratta assolutamente di un aumento automatico – spiega la portavoce M5S -. Moltissimi amministratori sono venuti a conoscenza di questa possibilità solo nelle ultime ore, e non hanno ancora percepito alcun aumento, visto che è prima necessaria una delibera della giunta comunale o provinciale per autorizzare il provvedimento. Fatto questo passaggio gli amministratori pubblici possono (ma non sono costretti da nessuno) anche chiedere gli arretrati, dato che l’aumento spetta dalla data di elezione o nomina».

«Invitiamo pertanto tutti gli amministratori pubblici pensionati, e sottolineiamo tutti, a rinunciare all’aumento dell’“indennità di funzione”. Non sono né lavoratori autonomi né dipendenti in aspettativa non retribuita che hanno un danno economico nello svolgere il loro incarico. La loro pensione – ricorda Frattolin – non è certo toccata nell’adempimento della loro funzione pubblica».

«A chi ha già richiesto l’aumento chiediamo se ritenga si tratti di un atto dovuto e quale sia laratioQual è la loro perdita economica per giustificare un simile aumento? Perché i comuni e le province devono sobbarcarsi questo costo ulteriore? Perché sono sempre i cittadini a pagare? – chiede Frattolin -. O forse non si sono fatti domande. Della serie: posso avere l’aumento, il perché non mi interessa. Alla faccia della crisi».