COMITATI DI GESTIONE DEI PORTI: NO ALLE NOMINE POLITICHE

Sì alla comprovata esperienza e qualifica professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale.

C’era da aspettarselo; anche il nuovo assetto delle “Autorità di sistema portuale” diventa pretesto per infilare qualcuno di fidato e conosciuto. Non appena sono state adottate le regole per valorizzare la professionalità dei componenti dei Comitati di gestione dei Porti, i politici locali hanno alzato barricate o prenotato le nomine dei soliti amici degli amici.

Le nuove regole nazionali parlano chiaro: a ricoprire tale ruolo dovranno essere chiamati cittadini aventi comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale, e non chi ha ricoperto ruoli politici. Una chiara apertura alla meritocrazia che però non piace a professionisti della politica come il sindaco Dipiazza, cui secca rinunciare alla poltrona in Porto, o come il senatore Russo.

Dibattito inutile, invece, per Debora Serracchiani, la quale qualche tempo fa ha collocato Carlo Fortuna a capo della Direzione del Servizio relazioni internazionali e infrastrutture strategiche della Regione. A poco più di un anno, ecco la promozione per Fortuna, indicato dalla presidente della Regione nel Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale – Porto di Trieste. Lo stesso Fortuna – definito “bravissimo dirigente” – che poco più di un anno fa Debora Serracchiani era stata costretta a stigmatizzare, con tanto di nota formale di censura, a causa delle espressioni ingiuriose verso i credenti di fede musulmana. Si tratta sicuramente del nome più indicato a gestire i rapporti internazionali del porto triestino con i Paesi del vicino Oriente a maggioranza islamica! E dire che Fortuna non faceva nemmeno parte dell’organico della Regione, ma è stato nominato dirigente a tempo determinato dalla giunta Serracchiani mediate comparazione di curricula. Noi, come sempre, cerchiamo la competenza e la professionalità. Questo giochino di piazzare le pedine in tutti i posti di potere, non ci appartiene e non ci apparterrà mai.