A2a MONFALCONE: LA SALUTE DEI CITTADINI PASSA SEMPRE IN SECONDO PIANO

In audizione sul piano energetico avevamo fatto domande ben precise, sulla centrale termoelettrica di Monfalcone. Avevamo chiesto se la proprietà avesse cambiato idea e se esistesse un tavolo sulla riconversione a gas della centrale a carbone. Ci era stato risposto che si stava lavorando a un tavolo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi del Piano energetico regionale. Piano che prevede proprio la riconversione della centrale. Oggi invece scopriamo che il tavolo esiste ma che la conversione è di difficile attuazione almeno nel breve periodo.

Ricordiamo che la riconversione della centrale da sola permetterebbe di risparmiare il 5% di emissioni di Co2 su tutto il territorio regionale. Numeri impressionanti che però non sono sufficienti alla giunta Serracchiani per chiedere con forza il blocco dell’attività. Un dato che la dice lunga sulla volontà di anteporre la salute dei cittadini agli interessi dell’azienda.

Attenzione, inoltre, all’utilizzo delle biomasse che rendono moltissimo in termini economici alla A2a, una delle più importanti società italiane del settore. A2a che si appresta a diventare protagonista fondante delle “multiutility” del nord Italia che gestiscono servizi primari come acqua, rifiuti ed energia. Vista in quest’ottica la vecchia centrale di Monfalcone diventa oltremodo appetibile. Per parte nostra ci batteremo per impedire che l’azienda proponga anche a Monfalcone il prodotto “Ecoergite”, ovvero carbone misto a immondizie. L’obiettivo di A2a, infatti, potrebbe essere quello di cogliere due piccioni con una fava, magari anche con l’avvallo del Piano energetico regionale.

A tal proposito non possiamo però dimenticare che nella nostra regione è stata approvata una norma che non permette più il rilascio di autorizzazioni all’utilizzo come combustibile di Css o di rifiuti in impianti che non abbiano come attività principale il trattamento dei rifiuti. Il caso è proprio quello della centrale elettrica di Monfalcone. Ci auguriamo di non veder comparire dal nulla qualche deroga speciale.

Secondo A2a il “passaggio” verso le energie alternative non deve essere “traumatico”, ma qui non c’è nessun cambiamento in atto. Solo pochi mesi fa l’assessore Sara Vito sosteneva che la centrale andava chiusa perché Monfalcone e il territorio avevano già dato troppo. Parole al vento visto che la proprietà non ha nessuna intenzione di mettere mano alla riconversione e chiede addirittura il rinnovo dell’Aia nel 2017, anno in cui è prevista la scadenza. Sulla base della normativa attuale, la centrale dovrebbe ottenere il rinnovo per altri 16 anni, perché la norma prevede il rinnovo in questi termini per le realtà dotate di certificazione Emas. Questo significa che nel 2017 la Regione se ne laverà le mani, “accusando” il Ministero di aver rinnovato l’Aia nonostante le indicazioni del Piano energetico regionale prevedessero la conversione a gas. Se questo brutto sogno diventasse triste realtà, i cittadini del Monfalconese si troverebbero a respirare per altri 16 anni i fumi nocivi che escono dalla ciminiera della centrale, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Noi del MoVimento 5 Stelle rimaniamo convinti che quella realtà debba essere chiusa. È troppo vicina al centro abitato e troppo obsoleta per portare un valore aggiunto al Friuli Venezia Giulia. Purtroppo chi governa la Regione, condizionato pesantemente dai soliti interessi economici, non vuole – o non è in grado di – andare fino in fondo. Basta carbone a Monfalcone e basta compromessi che puntano a salvare gli interessi degli imprenditori a discapito dei cittadini.